San Francesco
San Francesco D’Assisi
Incontro con il lebbroso
Francesco è nella piana di fronte ad Assisi. Qui incontra un Lebbroso. Frenando la naturale ripugnanza e vincendo lo spirito di conservazione che lo avrebbe portato a fuggire, gli si avvicinò e lo baciò con il bacio dell'Amore per poi continuare nel Suo cammino. Ma poi, poco dopo, voltandosi si rese conto che il Lebbroso era sparito. Quel Lebbroso era Gesù Cristo che era sceso in terra per ricevere il bacio dal Suo Servo. San Francesco lasciò ampia traccia nel suo Testamento di questo incontro.
Questo episodio che Francesco ricorda nei suoi pochi scritti rappresenta la svolta della sua vita.
Nel 1202 era in corso la guerra tra Assisi e Perugia. Francesco Giovanni Bernardone, spinto dal suo spirito combattente si unisce alle truppe del suo paese. Nella battaglia decisiva l'esercito di Perugia sconfigge quello di Assisi e Francesco viene fatto prigioniero. La prigionia sarà dura e lunga. Oltre un anno durante il quale il futuro santo inizia a meditare sui valori veri della vita e su cosa valga veramente la pena "combattere”.
Al suo ritorno a casa Francesco è ammalato ed occorrono le cure pazienti ed affettuose della madre per rimetterlo "in forma". Ma non torna ad essere quel giovane baldanzoso e dissoluto che non si tirava certo indietro quando c'era da mostrare la sua ricchezza.
Un giorno del 1206, Francesco Bernardone andava a cavallo nella piana di Assisi. Sulla sua strada incontra un lebbroso, solo e coperto di stracci come era il destino di chi era colpito da questa tremenda malattia. D'istinto Francesco si tiene più
lontano possibile dal malato e lo oltrepassa, ma fatti pochi metri frena il cavallo, scende, va verso di lui e lo abbraccia, dimenticandosi di essere un "signorino schizzinoso". Dopo averlo confortato Francesco riprende la sua strada.
Fatta poca strada si volta, il lebbroso però era scomparso. Secondo i devoti di San Francesco quel malato era Gesù Cristo, venuto in terra per provare la misericordia di quell’ex giovane dissoluto e prendere il bacio dal quel suo prossimo “servo”.
I Fioretti di San Francesco (Anonimo - XIV secolo)
Come santo Francesco miracolosamente sanò il lebbroso dell’anima e del corpo, e quel che l’anima gli disse andando in cielo.
Il vero discepolo di Cristo, messere santo Francesco, vivendo in questa miserabile vita, con tutto il suo sforzo s’ingegnava di seguire il Cristo, perfetto maestro. Onde accadeva spesse volte per divina operazione, che a cui egli sanava il corpo, Iddio gli sanava l’anima a una medesima ora, siccome si legge di Cristo. Ma poiché egli non solamente serviva i lebbrosi volentieri, oltre a questo, aveva ordinato che i frati del suo Ordine, andando o stando per il mondo, servissero i lebbrosi per amore di Cristo, che Egli volle per noi essere reputato lebbroso.
Avvenne una volta, in uno luogo presso a quello dove dimorava allora santo Francesco, dove i frati servivano in un ospedale i lebbrosi infermi, ci fosse un lebbroso sì impaziente e sì incomportabile e protervo, ch’ognuno credeva di certo, e così era, che fosse invasato dal demonio, poiché egli svillaneggiava di parole e di battute così sconciamente chiunque lo serviva, e, ch’è peggio, ch’egli vituperosamente bestemmiava Cristo benedetto e la sua santissima madre Vergine Maria, che per nessuno modo si trovava chi lo potesse o volesse servire.
…e santo Francesco se ne viene a questo lebbroso perverso; e giungendo a lui, così lo saluta dicendo: «Iddio ti dia pace, fratello mio carissimo». Risponde il lebbroso: «Che pace posso io avere da Dio, che m’ha tolto pace e ogni bene, e mi ha fatto tutto fracido e puzzolente?».
E santo Francesco disse: «Figliuolo, abbi pazienza, perché le infermità dei corpi ci sono date da Dio in questo mondo per salute dell’anima, però ch’esse sono di grande merito, quand’esse sono portate pazientemente».
Risponde l’infermo: «E come posso io portare pazientemente la pena continua che m’affligge il dì e la notte? E non solamente io sono afflitto della infermità mia, ma peggio mi fanno i frati che tu mi desti perché mi servissero, e non mi servono come debbono». Allora santo Francesco, conoscendo per rivelazione che questo lebbroso era posseduto da spirito maligno, andò e si mise in orazione e pregò Iddio devotamente per lui.
E fatta l’orazione, ritorna a lui e dice così: «Figliuolo, ti voglio servire io, poiché tu non ti contenti degli altri». «Mi piace, dice l’infermo: ma che mi potrai tu fare più che gli altri?» Risponde santo Francesco: «Ciò che tu vorrai, io farò». Dice il lebbroso: «Io voglio che tu mi lavi tutto quanto, poiché io puzzo cosi fortemente ch’io medesimo non mi posso sopportare».
Allora santo Francesco subito fece scaldare dell’acqua con molte erbe odorose, poi sì spoglia costui e comincia a lavarlo con le sue mani, e un altro frate metteva su l’acqua.
E per divino miracolo, dove santo Francesco toccava con le sue mani, spariva la lebbra e rimaneva la carne perfettamente sanata. E come incominciò la carne a sanare, così incominciò a sanare l’anima: onde vedendosi il lebbroso cominciare a guarire, cominciò ad avere grande compunzione e pentimento dei suoi peccati, e cominciò a piangere amarissimamente; sicché mentre che il corpo si mondava di fuori della lebbra con il lavamento dell’acqua, l’anima si mondava dentro del peccato per contrizione e per le lacrime.
Ed essendo completamente sanato quanto al corpo e quanto all’anima, umilmente si redense delle colpe e diceva piangendo ad alta voce: «Guai a me, ch’io sono degno dell’inferno per le villanie ed ingiurie ch’io ho fatte e dette ai frati, e per la impazienza e le bestemmie ch’io ho avute contro a Dio».
Onde per quindici dì perseverò in amaro pianto dei suoi peccati e in chiedere misericordia a Dio, confessandosi al prete interamente. E santo Francesco vedendo così espresso miracolo, il quale Iddio aveva adoperato per le sue mani, ringraziò Iddio e partì quindi, andando in paesi assai lontani; poiché per umiltà voleva fuggire ogni gloria e in tutte le sue operazioni solo cercava l’onore e la gloria di Dio e non la propria.
Poi come a Dio piacque, il detto lebbroso sanato nel corpo e nell’anima, dopo quindici dì della sua penitenza, s’ammalò di altra infermità: e armato dei Sacramenti ecclesiastici si morì santamente.
E la sua anima, andando in paradiso, apparve in aria a santo Francesco che si stava in una selva in orazione, e gli disse: «Mi riconosci tu?». «Qual sei tu?», disse santo Francesco. «Io sono il lebbroso il quale Cristo benedetto sanò per i tuoi meriti, e oggi me ne vado a vita eterna; di’ che io rendo grazie a Dio e a te. Benedetta sia l’anima e il corpo tuo, e benedette le tue sante parole e operazioni, poiché per te molte anime si salveranno nel mondo. E sappi che non è dì nel mondo, nel quale i santi Angeli e gli altri santi non ringrazino Iddio dei santi frutti che tu e l’Ordine tuo fate in diverse partì del mondo; e però confortati e ringrazia Iddio, e stai con la sua benedizione».
E dette queste parole, se ne andò in cielo; e santo Francesco rimase molto consolato.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.